Empowerment dell’adolescenza a Ponte di Nona: “La fotografia come mezzo per raccontare il territorio”

Il laboratorio di fotografia offerto dal progetto L’empowerment dell’adolescenza attraverso la cultura e la promozione del territorio”  (realizzato grazie al contributo del Dipartimento per le Politiche per la Famiglia – Presidenza del Consiglio dei Ministri) ai ragazzi di Ponte di Nona è stato gestito dal docente fotografo Marco Di Marcantonio ed ha condotto i giovani in un percorso avvincente che oggi lui stesso ci racconta.

“Il laboratorio è stato strutturato in due moduli  – spiega il docente Di Marcantonio – Uno prettamente legato all’ambito fotografico mentre l’altro è stato pensato come un vero e proprio documentario. Più dettagliatamente nel corso delle prime due lezioni del laboratorio di fotografia ci si è concentrati sull’aspetto teorico. Durante la prima, attraverso la proiezione di slide illustrative, si è partiti dalla base storica riguardante l’origine della fotografia e il suo sviluppo nel corso dei secoli, per poi passare a comprendere il funzionamento della fotografia moderna ed in particolare di quella fatta con gli smartphone. Soprattutto come funziona la fotocamera, come impostare correttamente quelle disponibili sul telefono e cosa succede fisicamente quando si cambia obiettivo o si zooma”.

Nella seconda lezione si è invece capito come costruire l’immagine vera e propria, come disporre gli elementi all’interno del fotogramma, dalle regole della composizione alla teoria dei colori.

Dopo aver dato le basi teoriche, la terza lezione è stata completamente incentrata sulla pratica. La classe è stata
condotta dal docente e dalla tutor in un percorso lungo tutto il quartiere di Ponte di Nona per fotografarlo con gli occhi dei ragazzi. – prosegue il racconto – Come i ragazzi hanno imparato ogni angolo, ogni mattone, ogni filo d’erba, ogni cosa davanti ai loro occhi era un elemento che raccontava il quartiere e che pertanto poteva essere immortalato in modo funzionale al progetto”.

“La seconda parte del laboratorio invece, legata al progetto documentario, si prefigge di raccontare la vita passata e presente degli abitanti di Ponte di Nona, con qualche sguardo al futuro. Infatti durante queste quindici ore, incentrate quasi esclusivamente sulla pratica, i ragazzi dovranno intervistare personalmente prima i loro stessi compagni, in seguito i propri genitori ed infine i nonni o gli anziani del quartiere. Durante le varie lezioni/interviste gli studenti potranno avere un primo approccio al mondo del cinema e, al contempo, approfondire e analizzare l’ampio spettro delle emozioni umane da tre diversi punti di vista che attraversano tre diverse generazioni: la loro, quella dei genitori e quella dei nonni. Le prima lezione del progetto documentario è stata pensata come parentesi introduttiva; ai ragazzi è stato spiegato il funzionamento di due aspetti fondamentali: la strumentazione ed l’intervista. Con la prima si intende la strumentazione necessaria a girare il documentario, tra microfono, videocamera, cavalletto, registratore, cuffie e ciak. Con la seconda ci si riferisce alla spiegazione dell’approccio da avere durante un’intervista lasciando però ai ragazzi totale libertà di inventarsi domande anche banali così da prendere confidenza con il mezzo, senza appesantire troppo la lezione”.

“Durante seconda lezione, quando ormai i ragazzi avevano iniziato ad acquisire maggiore praticità, con l’aiuto del docente si è iniziato a far virare le domande verso argomenti più profondi rispetto a quelli venuti fuori durante la lezione di introduttiva, in modo tale da tirar fuori domande più interessanti per qualunque tipo di pubblico vedrà il prodotto finito. La terza lezione, pressappoco come la seconda, differisce dalla precedente perché ad
essere intervistati sono invece stati alcuni dei genitori dei ragazzi”, conclude l’esperto di fotografia e docente del laboratorio.

By |2021-09-07T13:13:00+00:00settembre 7th, 2021|News, Progetti|0 Comments